Non so voi, ma in questo periodo dell’anno cado in crisi mistica perché non riesco ad arrendermi all’ineluttabilità dei cicli delle stagioni e delle giornate che si accorciano.
Eppure dovrei quasi esserne contenta, visto che proprio in queste settimane cade il mio compleanno e quindi l’aria che dovrei respirare è gioiosa e di festa e non quella di un requiem.
Questo periodo poi è micidiale perché al mattino usciamo di casa per andare a lavorare che è praticamente come stare al Polo Nord, in pausa pranzo usciamo ed è afa tropicale, ci spogliamo e prendiamo un colpo d’aria prima di rientrare in ufficio; al pomeriggio, quando timbriamo il cartellino in uscita col naso già costipato, non sappiamo più in che emisfero siamo e ci dirigiamo verso casa, confuse e scompensate, mentre cala nuovamente la calotta polare e intravediamo in lontananza le renne e la slitta di Babbo Natale.
Anche io come voi mi vesto a cipolla, è inevitabile per sopravvivere in questa terra di mezzo…solo che stile e cipolla nella stessa frase non sempre viaggiano in armonia: camminando per la città come una torta millesfoglie mi trovo a indossare una t shirt (magari con sotto pure una canotta, che non sia mai prenda freddo alla schiena…), un golfino leggerino, poi la pashmina, poi il giubbettino leggero e magari pure uno smanicato…ovviamente ho la sensazione di essere appena uscita da un quadro di Botero, leggera ed elegante come una bitta (..e andatevi a cercare cosa è la bitta 🙂 ), mentre vedo intorno a me donne eleganti nei loro millemila strati dai millemila pesi diversi, che fluttuano per la città leggere come libellule e raffinate come quelle immortalate nelle riviste patinate.
Loro, con ai piedi le scarpette di Cenerentola, rigorosamente senza calze anche con una temperatura a una cifra, mentre io viaggio in sneaker e calzetta non appena si cala sotto la soglia psicologica dei 20.
Inoltre, non so voi, ma vivo il dramma quotidiano di andare in giro con tutte queste cose che, leva e metti al primo raggio di sole o alla prima nuvola, succede che il maglioncino rischia regolarmente di essere dimenticato sui mezzi pubblici, sugli schienali delle sedie dei bar, sulle panchine alla fermata dell’autobus, ovunque.
Non solo! Almeno nel mio, di armadio (e spero non anche nel vostro), albergano contemporaneamente svariate stagioni, anche 6 o 7, in un disagio che certo non aiuta l’eleganza, e mi ritrovo a rispolverare il jeans tutto appallottolato, confidando e sperando che mi entri ancora dopo mesi di spritz sfrenati e di linguine allo scoglio come se non ci fosse un domani…per non parlare poi dei piedi freddi e dei calzini da andare a scavare e scovare sperduti nel fondo dei nostri cassetti (naturalmente tutti spaiati, manco da dire, mi sembra ovvio e fin superfluo).
Tutto questo mi atterrisce e combatto la depressione da solstizio di autunno rifugiandomi nel mio salvavita mentale: il magico mondo dei colori, che per me è semplicemente terapeutico.
Allo stesso tempo, in questa terra di mezzo stagionale dove non fa più così caldo da andare sbracciati ma non fa così freddo da imbacuccarsi, trovo rifugio e conforto in un accessorio che risolve lo stress termico e quello mentale: lo scialle!
Evocativamente rimanda a un mondo antico e lontano, caldo e morbido, e allo stesso tempo pieno di dolcezza: chi non aveva la nonna o la prozia che, d’inverno, in casa, immersa nella sua inviolabile poltrona, indossava lo scialletto sopra la cappetta mentre lavorava ai ferri, all’uncinetto o semplicemente mentre leggeva un fotoromanzo con in sottofondo la TV accesa su un canale che trasmetteva qualche sceneggiato d’antan?
E’ un ricordo avvolgente e che rimanda ad affetti incondizionati, lontani e che scaldano in primis il cuore.
Di tanto in tanto ci fa bene ritornare in quel nostro angolo del nostro intimo perchè ci coccola, ci consola e ci fa tornare alle merende genuine consumate in quelle cucine in formica, vintage, semplici ma intrise di buono e bello e preparate con amorevolezza e tanta cura da mani sapienti che avevano sempre una carezza per noi.
Donne sagge, misurate, composte e con una tempra e un’intelligenza raffinata di chi aveva ben presente come andava il mondo pur vivendo una vita con un profilo basso.
Oggi quel mondo, nel bene o nel male, esiste in piccole angoli di resistenza più rurali dall’aurea bucolica e quell’eredità che noi oggi abbiamo il dovere morale di conservare e tramandare può essere reinterpretata in chiave moderna, pur non perdendo quell’allure e quell’armonia che alberga dentro di noi: svolazzante, sbarazzina, elegante e chic, che non si prende mai troppo sul serio e che ci offre conforto e rifugio emotivo per sopravvivere al fatto che per i prossimi sempre troppi mesi bisogna salutare quella dimensione, mentale ma non solo, fresca, leggera e spensierata.
Perché l’unico pensiero che mi fa andare avanti nei prossimi mesi è la consapevolezza e la certezza che tornerà la bella stagione (uh, se tornerà, mai troppo presto, ma tornerà!)
Quest’estate vi ho proposto diverse alternative stilistiche che avete subito amato molto: scialli in cotone, in lino, oppure in cotone unito a mohair e seta e avete sposato la filosofia che sottende a un capo di questo genere, ovvero affidarvi all’accessorio che più di tutti rappresenta quel capo passepartout che risolve il problema di come proteggere le spalle e la schiena da quella brezzolina di mare che è tanto piacevole quanto pericolosa per i classici colpi di aria.
Ho invitato la bellissima Marie di “Easymomswissmade” a raccontare lo storytelling che ho condiviso con voi e lei, con la grazia e la classe che la contraddistinguono, ha saputo interpretare con eleganza e stile, in una giornata bellissima tra donne, fatta di scatti (di Ilaria Murtas), di risate, di good vibes, trascorsa davanti allo splendido mare di Bogliasco, condividendo quello che per me è il mondo Rivêa e come lo scialle non solo va indossato, ma va anche vissuto.
In realtà uno scialle di quel peso e di quella consistenza, tipicamente media, offre soluzione (e conforto) anche in un momento di transizione stagionale (e morale) come questo e lo si può indossare sopra un cardigan, un maglioncino, un giubbotto di jeans come anche di pelle leggero…e lo stile è assicurato!
Rende easy, rende stiloso, ravviva anche i look più soft tipicamente cittadini, basic e misurati…perché i ricordi delle ferie, delle passeggiate al mare, dei week end fuori porta sono ancora vivi e, proprio per rinverdire quelle sensazioni, qualche fine settimanino riusciamo ancora a ritagliarcelo e a concedercelo (…ma quanto è bello il mare di settembre?) prima di archiviare definitivamente la stagione….e iniziare a pensare alla prossima come faro nelle tenebre che stanno per abbattersi su di noi.
Per questo, lo scialle è quell’accessorio che, a seconda della stagione, ci fa sentire vive, belle, fresche e leggere; quelle lunghe frange dai colori cangianti rievocano momenti ahimè già troppo lontani e che fortissimamente vogliamo sentire ancora vicini.
Ma, più di ogni altra cosa, non solo ci fa apprezzare quel bel tepore sulle spalle, non solo ci fa sentire eleganti e raffinate con quel pizzico gipsy sbarazzino che ci aiuta ad affrontare la nostra quotidianità cittadina, ma soprattutto ci rievoca il calore di quegli abbracci di un tempo lontano che rimangono dentro di noi, curano, nutrono e proteggono in questi tempi, i nostri, che oggi come non mai hanno bisogno di quelle attenzioni amorevoli che arrivano da lontano e che non passano mai di moda.